Bellori critico d’arte

  • Stefano Pierguidi

  • Collana
    STUDIUM - Ricerche di Storia dell’Arte
  • Anno
    2025
  • Pagine
    608, con 90 illustrazioni in b/n e 25 a colori
  • Formato
    15,5 × 21,5 cm, brossura
  • ISBN
    979-12-80956-79-8

  • Prezzo
    € 50,00€ 47,50 Sconto 5%

l’autore

STEFANO PIERGUIDI insegna Museologia e Storia della critica d’arte alla Sapienza, Università di Roma. Dopo essersi occupato dell’iconografia delle figure allegoriche nel Cinquecento – nel 2008 per Bulzoni, ha pubblicato “Dare forma humana a l’Honore et a la Virtù”: Giovanni Guerra (1544 - 1618) e la fortuna delle figure allegoriche da Mantegna all’Iconologia di Cesare Ripa – si è specializzato sull’arte del Seicento a Roma, tanto sul collezionismo quanto sulla letteratura artistica, occupandosi anche della riflessione circa il tema delle scuole pittoriche, con la monografia del 2020 Gloriose gare: la coscienza storica delle scuole pittoriche italiane (edizioni Temi). Ha lavorato a lungo su Reni: nel 2012 per Artemide, è uscito Il capolavoro e il suo doppio: il “Ratto di Elena” di Guido Reni tra Madrid, Roma e Parigi; nel 2022 per Campisano, “Ed in vano l’ho cercate in terra”: Guido Reni teorico del bello ideale; nel 2018 ha curato la mostra Guido Reni, i Barberini e i Corsini alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma; catalogo Officina Libraria. Numerosi i suoi interventi anche sulla scultura di età barocca, alla quale nel 2017 ha dedicato il volume Pittura di marmo: storia e fortuna delle pale d’altare a rilievo nella Roma di Bernini.  

l’opera

Bellori è stato a lungo giudicato come il grande avvocato di quella corrente dell’arte del Seicento a Roma che viene generalmente indicata come classicista, con la celebrazione della linea che da Annibale Carracci, attraverso Domenichino, giunge a Poussin. Un lungo e profondo percorso di revisione storiografica avviato negli anni Settanta del Novecento ha messo in discussione l’immagine tradizionale dell’intendente romano quale acceso sostenitore del primato del disegno sul colore, nemico del naturalismo di Caravaggio e avversario del Barocco di Bernini e Cortona. In questo libro si torna ad argomentare, sulla base di una spassionata rilettura delle Vite del 1672 come quella costruzione storiografica non fosse affatto infondata, e come Bellori avesse una posizione critica, circa l’arte del suo tempo, molto chiara e rigidamente orientata, difesa con coerenza, ostinazione ma anche intelli- genza. Punti fermi di questa visione erano il culto di Raffaello e dell’Antico, la centralità del tema dell’istoria e il rispetto della gerarchia dei generi, che avevano come naturale conseguenza l’ostilità verso Caravaggio e il suo seguito (in primis i Bamboccianti) e verso la pittura di pratica, eminentemente decorativa, di tanti frescanti, quali il Cavalier d’Arpino, Cortona e Giacinto Brandi.  

Sommario

Introduzione – I. Biografia intellettuale – II. Raffaello – III. Istoria – IV. Disegno e colore – V. Mercato, corte e gua- dagni – VI. Naturalismo, Bamboccianti e il «dipingere in picciolo» –VII. Gerarchia dei generi – VIII. Tragedia, poema eroico e la congiuntura Barberini – IX. Maniera, pittura di pratica e Barocco – X. Costruzione di un canone – XI. Macchine e opere grandi – XII. Moralità e decoro – XIII. Intelligenza dello stile – Post factum – APPARATI – Bibliografia – Indice dei nomi – Referenze fotografiche