L’autore
Antonio Geremicca è Marie Curie Cofund post-doc fellow di Storia dell’arte presso «Transitions». Département de recherches
sur le Moyen Âge & la première Modernité dell’Università di Liegi. È specialista di arte italiana del XVI secolo, in particolare
di pittura manierista fiorentina e romana, che indaga alla luce dei rapporti intercorsi tra artisti e letterati. Su questi
temi ha pubblicato in occasione di diverse esposizioni, tra cui Bronzino pittore e poeta alla corte dei Medici (2010) e Pontormo
e Rosso. Le divergenti vie della Maniera (2014). Dalla sua tesi di dottorato, discussa all’Università di Pisa nel 2011,
è tratto il volume Agnolo Bronzino. «La dotta penna al penne dotto pari» (2013).
L’opera
Riconosciuto campione della stagione manierista tra Firenze e Roma, Francesco Salviati (1510-1563) fu certamente uno degli
artisti più dotati della sua epoca. Giorgio Vasari, che del pittore fu amico sin dalla giovinezza, annotava ne Le vite dei
più eccellenti pittori, scultori et architettori [1568]: «Francesco in tutte le sue cose fu sempre di gran giudizio, vario e copioso
d’invenzione, e, ch’è più, possedeva le cose del disegno et aveva più bella maniera che qualunche altro fusse allora a
Fiorenza, et i colori maneggiava con molta pratica e vaghezza». Cecchino fu, difatti, artista dalla fervida immaginazione,
disegnatore prolifico, colorista eccezionale. Ancora e soprattutto, lo riconoscevano già i contemporanei, fu pittore dalle
«bellissime et vaghissime inventioni» (Remigio Nannini), che gli elaborava, sempre nuove e “bizzarre”, per grandi cicli decorativi
ad affresco, pale d’altare, arazzi, oreficerie, apparati scenografici, illustrazioni di libri miniati e a stampa. A seguito
dell’importante mostra monografica dedicata all’artista da Catherine Monbeig Goguel nel 1998, e degli studi che a quell’evento
sono seguiti, questo volume, attraverso i nove saggi che lo compongono, prova a ricostruire i primi anni della carriera
del pittore, dalla fine degli anni Trenta alla prima metà dei Quaranta, ponendo l’accento su alcuni aspetti del suo percorso
e della sua attività che attendono di essere valorizzati ed esplorati. Sono questi anni, infatti, densissimi, con l’artista
in continuo movimento: prima da Roma a Firenze; poi al nord, tra Bologna e Venezia, addirittura a Genova; infine, sulla
strada di ritorno verso la città pontificia, a Verona e Mantova. I contributi si soffermano, in particolare, sulla ricostruzione
dei rapporti intrecciati da Francesco con Perino del Vaga e Jacopino del Conte intorno al cantiere di San Giovanni Decollato
e con Pietro Aretino e altri letterati suoi contemporanei, cui l’artista deve una fama precocissima ancora in vita. Grande
spazio è dato al soggiorno nella città lagunare, del quale se ne indaga, inoltre, la ricaduta nello stesso contesto veneto,
in artisti quali Giuseppe Porta Salviati e Tiziano.
Sommario
Francesco Salviati tra Roma e Venezia (andata e ritorno), un avvio, Antonio Geremicca - L’artista nelle Vite vasariane, Barbara
Agosti - «Piacevagli il praticare con persone letterate». Pietro Aretino e gli altri (un primo viatico), Antonio Geremicca
- Perino del Vaga e la generazione di Salviati, Silvia Ginzburg - Con Jacopino del Conte (e Perino del Vaga) nell’Oratorio
di San Giovanni Decollato, Michela Corso - From Rome and Florence to Venice: Some Observations on the Painter’s
Art about 1540, David McTavish - L’editoria veneziana e Marcolini, Enrico Parlato - La miniature. Un nouveau regard, de
Venice à Rome, Catherine Monbeig Goguel - Giuseppe Porta Salviati per i canonici veneziani di Santo Spirito in Isola, Maria
Barbara Savy - “Ancora Francesco”: fonti salviatesche per l’Andromeda e Perseo di Tiziano, Marsel Grosso – APPARATI -
Bibliografia - Indice dei nomi - Referenze fotografiche