Pubblicazioni ben note di Richard Spear comprendono Caravaggio and his Followers (1971, ed. riv. 1975), Domenichino (1982), The “Divine” Guido. Religion, Sex, Money and Art in the World of Guido Reni (1997), Caravaggio to Artemisia: Essays on Painting in Seventeenth-Century Italy and France (2002), e, con Philip Sohm e altri, Painting for Profit: the Economic Lives of Seventeenth-Century Italian Painters (2010). Mentre insegnava all’Oberlin College in Ohio è stato anche direttore dell’Allen Memorial Art Museum, redattore-capo di The Art Bulletin (1985-88) e ha ricevuto numerosi premi quali la medaglia d’oro Daria Borghese per Renaissance and Baroque Paintings from the Sciarra and Fiano Collections (1972), una borsa di studio Fulbright e sovvenzioni dalle fondazioni Guggenheim e Rockefeller. Spear è Affiliate Research Professor nel Department of Art History and Archaeology all’University of Maryland, College Park.
In questo libro molto originale, Richard Spear indaga sul mondo finanziario di pittori che lavoravano a Roma durante il Barocco, concentrandosi non sui committenti o sulle collezioni ma sui pittori stessi. Esplora le numerose variabili che determinavano i prezzi richiesti o ricevuti dai pittori, compresa la posizione sociale dei loro committenti, la misura delle opere e il numero delle figure, il tempo impiegato a eseguire i dipinti, la gerarchia dei generi (quadri di storia, ritrattistica, genere, paesaggi, e nature morte), e come questi e altri fattori influenzavano i prezzi. Attingendo dai dati dei trattati di questo periodo, specialmente da Mancini, Baglione, Bellori, Passeri e Pascoli, e, soprattutto, dai prezzi documentati nei contratti e nei pagamenti, Spear esplora la posizione socio-economica sia di pittori maggiori (come Pietro da Cortona e Salvator Rosa) sia di minori che lavoravano a Roma nel Seicento. Per fare questo, pone domande più ampie, per esempio: quanti pittori operavano a Roma? Qual era all’epoca il costo della vita? Qual era il costo di produzione di un dipinto e, di conseguenza, i guadagni netti invece che lordi, e come facevano i pittori ad aumentare le proprie entrate? Questo studio, riccamente documentato, confuta l’opinione molto succintamente espressa da William Blake che “Dove esiste una qualsiasi prospettiva di Denaro, l’Arte non può progredire”.
Introduzione – Capitolo 1. Condizioni economiche - L’ambiente di fondo - Lo scudo romano - Entrate - Vitto e altri costi della vita - Affitti – Capitolo 2. Il numero e la varietà di pittori - Gli scomparsi - Il Campo Marzio nel 1656 - Il lavoro a giornata - Decoratori e copisti – Capitolo 3. Grandi progetti - Pietro da Cortona - Pagamento per figura - La quantificazione per misura e per figure: affreschi e quadri d’altare - Mosaici - Regali – Capitolo 4. Il costo dei dipinti - Il tempo - I colori - Telai, tele, imprimature - Pennelli e carta – Capitolo 5. Altri pittori di storia - Giuseppe Cesari d’Arpino - Simboli di prestigio sociale - Salvator Rosa - Rivalità - Carlo Maratta e Giovanni Battista Gaulli - I prezzi alla fine del secolo – Capitolo 6. I generi - Ritrattistica - Genere - Paesaggi - Nature morte – Capitolo 7. Bilancio finale - Redditi lordi – Ulteriori redditi - I patrimoni dei pittori – Bibliografia – Indice dei nomi